Benché i Vangeli canonici non accennino alla presenza del bue e dell’asinello nella grotta (o stalla) nella quale nacque il Bambino Gesù, i due animali compaiono nelle rappresentazioni della Natività; non solo per ‘volere’ di San Francesco, che nel 1223 inventò il Presepe, ma anche per il valore che le due creature hanno assunto per i cristiani. La presenza dei due animali accanto alla mangiatoia ha, infatti, un importante significato teologico; ovvero la capacità di riconoscere Cristo prima degli uomini.
La Lettera che Papa Francesco ha lanciato nel 2019, in merito all’importanza e al valore del Presepe, oltre a riaccendere l’interesse verso questa manifestazione popolare aveva suscitato anche alcune osservazioni. Diversi i commenti, infatti, secondo i quali la presenza del bue e dell’asinello potessero essere una ‘bufala‘; a giustificarlo il fatto che i Vangeli canonici non menzionano la presenza dei due animali nella Natività. Ma qualcuno ha tenuto a precisare che, anche se i quattro Vangeli non parlano delle due creature, questo non esclude necessariamente la loro presenza.
Ad attribuire valore alla presenza del bue e dell’asinello è stato anche San Francesco che li ha voluti nel Presepe nel 1223, ben tre secoli prima che il Concilio di Trento (1545 – 1563) riconoscesse i quattro Vangeli ‘classici’ come canonici, escludendo tutti i Vangeli detti ‘apocrifi’ nei quali i due animali erano menzionati. Ma al di là della loro presenza o meno nei Vangeli, il bue e l’asinello hanno ottenuto nel tempo un importante valore; essi sono il simbolo del non riconoscimento da parte degli uomini di Cristo. Cercando di semplificare il concetto, sono proprio due animali i primi a fare compagnia a Gesù che nasce; lì dove gli uomini non erano ancora arrivati.
Questa particolare lettura della presenza del bue e dell’asinello non deriva dai Vangeli apocrifi, ma bensì dal profeta Isaia; “Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende” (Isaia 1, 2-3). Ovvero: “Come possono non riconoscermi i miei figli quando perfino gli animali sanno chi sono?“, questo il messaggio del profeta che anticipa la venuta di Cristo.
Ma volendo dare maggiore riscontro concreto alla presenza del bue e dell’asinello nel Presepe, occorre ricordare che San Francesco vuole l’asino perché è la cavalcatura umile, oltre che mezzo di locomozione del tempo, con cui Giuseppe e Maria si spostarono da Nazareth a Betlemme; il bue, invece, svolgendosi la Natività in una stalla, appare anch’egli una presenza quasi scontata. Allora se è vero che i due animali hanno riscaldato il Bambino appena nato è anche vero che sono fondamentali nella ricostruzione realistica dell’avvenimento. Probabilmente Giuseppe e Maria non avevano piena coscienza di stare realizzando in quel momento la profezia di Isaia; ma è nella semplicità del gesto, di una famiglia che si riposa in una stalla, quella in cui il bue e l’asinello ricoprono un ruolo fondamentale.
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