Cani, 13mila lettere ai proprietari: “Chi non raccoglie la cacca paga 150 euro”

Quando nella posta si trova una lettera proveniente dal proprio comune di residenza si pensa subito che sia arrivato un “guaio”. Perché potrebbero essere multe o anche tasse non pagate. Ma non è stato così per i cittadini di Venezia e Mestre che, invece, si sono invece visti arrivare un messaggio ufficiale che intimava loro di raccogliere la cacca del cane. No, non stiamo scherzando, è accaduto veramente. La giunta, infatti, per risolvere il problema “deiezioni canine” ha deciso di adottare una campagna un po’ particolare: tutti i proprietari di 4 zampe regolarmente iscritti all’anagrafe canina (circa 13mila) hanno ricevuto una lettera in cui si “ricorda” loro l’obbligo di ripulire là dove la bestiola ha sporcato.

Non è la prima volta che vengono promosse campagne di sensibilizzazione per invitare i cittadini a raccogliere gli escrementi del proprio cane – si legge nella missiva – ma, purtroppo, le lamentele sull’argomento non sono cessate. Le chiediamo quindi di continuare a provvedere al suo animale con la necessaria cura“. Inoltre, ai proprietari di cani viene ricordato anche che l’articolo 34 (commi 1 e 2) del regolamento del Comune per la gestione di rifiuti urbani e assimilati e la polizia del territorio obbliga i proprietari di animali a non sporcare piazze e strade, con gli escrementi dei propri amici a quattro zampe. Un problema molto sentito soprattutto tra Mestre e Venezia. Chi non rispetta questo il regolamento e non partecipa a mantenere le strade pulite rischia una sanzione amministrativa di 150 euro.

La comunicazione ufficiale, poi, conclude con un ringraziamento a quanti, invece, hanno comportamenti rispettosi di concittadini e decoro urbano. Ovviamente loro sono abituati a continuare così. E per chi si lamenta di non trovare i cestini dove gettare il sacchetto una volta raccolto il “bisognino” del proprio cane (un problema in molti comuni) si ricorda che sul sito www.gruppoveritas.it è disponibile la mappa dei cestini. Che però, va detto, forse dovrebbero essere un po’ di più, soprattutto in alcune zone.

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