Cosa dicono le balene? L’intelligenza artificiale potrebbe ‘tradurre’ il loro linguaggio

Gli esseri umani non sono le uniche creature in grado di comunicare; diversi studi, negli anni, hanno dimostrato che anche gli animali comunicano, alcuni in maniera ‘più articolata’ rispetto ad altri. I cetacei, come i delfini o anche le balene, sono (per esempio) tra i principali ‘comunicatori’ in grado di modulare suoni e frequenze diversi a seconda del ‘messaggio’ che intendono trasmettere.

Una ONG fondata nel 2017, Project CETI, si propone di usare l’intelligenza artificiale per decifrare il linguaggio delle balene; non solo, il programma auspica anche di trovare un modo per poter comunicare direttamente con loro. Questo quanto raccontano i responsabili del progetto alla rivista Hakai.

Alla ‘scoperta’ del ‘vocabolario’ delle balene

Il Project CETI si concentra in particolare sui capodogli; questa specie di balene possiede, infatti, una modalità di comunicazione complessa fatta di ‘click‘. Questi non sono suoni continui, ma brevi e separati tra loro, come una specie di codice Morse. I suoni raccolti dal CETI saranno analizzati da un’intelligenza artificiale, che proverà ad individuare le caratteristiche tipiche di ogni suono; cercando anche le possibili strutture grammaticali rintracciabili in ogni ‘click‘. Il fatto di non avere un vocabolario di riferimento per le balene, potrebbe essere uno degli ostacoli incontrati dall’intelligenza artificiale; tuttavia, processare e analizzare milioni di ore di vocalizzi potrebbe essere sufficiente per l’IA al fine di ricavare un significato, quantomeno, su base statistica.

In merito all’ambizioso progetto, il capo del Project CETI, David Gruber, ha dichiarato: “In tutta la mia esperienza da biologo, tutte le volte che ho guardato un animale più da vicino non sono mai rimasto deluso, e non credo succederà questa volta“. I presupposti, dunque, lasciano ben sperare che presto potremmo venire a conoscenza di cosa si dicono le balene e addirittura trovare un modo per ‘risponder’ loro.

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