Salvare gli ultimi due rinoceronti bianchi: una nuova soluzione

I rinoceronti bianchi settentrionali potrebbero essere salvati dall’estinzione grazie ad un nuovo metodo sperimentato dalla scienza. Al mondo, oggi, ne esistono solo due esemplari femmine, per cui la riproduzione naturale risultava, purtroppo, esclusa.

Alcuni ricercatori avrebbero trovato un modo per salvare i rinoceronti bianchi settentrionali dal rischio di estinzione. Il metodo sperimentale si avvale del progresso e della tecnologia e parte dalla ricerca sulle cellule germinali. Trattandosi, infatti, di due femmine la riproduzione naturale per questa specie è ormai esclusa. Di conseguenza, un lavoro sulla cellule staminali dello stesso esemplare ha portato ad esperimenti per la riproduzione artificiale. Ad operare questo delicato compito il consorzio BioRescue, che si pregia per essere composto da un team internazionale di scienziati. Oggi, gli esperti avrebbero annunciato una svolta che potrebbe essere epocale oltre che ‘miracolosa’.

Rinoceronte bianco a rischio estinzione
Rinoceronti bianchi presso il Santuario di Rinoceronti a Khama, in Botsuana – VelvetPets

Salvare i rinoceronti bianchi dall’estinzione

La soluzione che potrebbe salvare i rinoceronti bianchi settentrionali nasce dalla collaborazione tra il consorzio e i ricercatori dell’Università di Osaka, in Giappone. Pare possibile, secondo il parere degli scienziati, riprodurre cellule germinali primordiali partendo dalle cellule staminali recuperate, per esempio, dai tessuti dello stesso esemplare. Oggi sono solo due gli esemplari in vita di una specie che vive in generare il rischio d’estinzione in tutta la sua famiglia. Najin, di 30 anni, e sua figlia Fatu sono due femmine e, dunque, impossibile compiere la riproduzione naturale, per questo gli scienziati hanno prodotto embrioni di rinoceronte bianco mediante la fecondazione in vitro di ovociti e spermatozoi.

Questi embrioni saranno poi impiantati in esemplari di rinoceronte bianco meridionale, che avranno il compito di essere madri surrogate. Fatu è l’ultima femmina donatrice di ovociti, mentre gli spermatozoi provengono da campioni di sperma congelato di alcuni esemplari maschi scomparsi negli ultimi 12 anni. Riprodurre cellule germinali, a partire da quelle staminali, potrebbe permettere un aumento della popolazione di questi esemplari a rischio. La ricerca è pubblicata su Science Advances, dove si apprende che il team di scienziati è stato in grado di coltivare cellule germinali primordiali a partire da quelle staminali. Come ricordano gli esperti, tali cellule germinali sono precursori di ovociti e spermatozoi e potranno trasmettere informazioni genetiche alle, potenziali, generazioni future.

Esemplare di rinoceronte bianco settentrionale
Rinoceronte bianco settentrionale, esemplare in via d’estinzione – VelvetPets

Scienza al servizio degli animali

Si tratta di un nuovo caso in cui la scienza si mette al servizio della conservazione di specie a rischio. Tra i tanti casi, ricordiamo la recente clonazione del lupo artico. Ovviamente, anche in questo caso, non si tratta di un processo semplice. Al contrario, esso prevede un ambiente biologico preciso in cui ormoni e proteine innescano le giuste trasformazioni morfologiche e funzionali. Oggi, per la prima volta, gli scienziati sarebbero stati in grado di riprodurre tale ambiente. Se la produzioni di gameti artificiali avrà successo si potrà procedere alla fecondazioni in vitro. Gli embrioni sviluppati da questo processo dovranno essere conservati in azoto liquido fino al trasferimento nella madre surrogata.

Come riporta anche il sito GreenMe, le cellule staminali embrionali di rinoceronte bianco meridionale, utilizzate in Giappone, provengono dal laboratorio Avantea che si trova Cremona, in Italia. Mentre le cellule primordiali germinali hanno origine dalla pelle della zia di Fatu, morta nel 2015. Infine, precisazione doverosa è che tutte le procedure di BioRescue sono e saranno sottoposte a valutazione etica da parte del laboratorio di etica per la medicina veterinaria, la conservazione e il benessere degli animali presso l’Università di Padova.

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