“Ucciso una seconda volta”, è questo il commento che risuona in tutta Italia dopo ciò che è accaduto il 26 novembre 2016 a Sangineto. Il cane Angelo è stato ucciso una seconda volta impedendo il libero svolgimento della manifestazione nazionale per ricordarlo e per chiedere pacificamente giustizia.
Era stata annunciata come una manifestazione pacifica quella del 26 novembre 2016 a Sangineto, dal titolo “Giustizia per Angelo, Spike, Pilù e…”, che ha riunito migliaia di persone provenienti da ogni parte d’Italia (LEGGI ANCHE GIUSTIZIA PER ANGELO: MANIFESTAZIONE A SANGINETO e CANE ANGELO: 26 NOVEMBRE, UNA DATA IMPORTANTE IN DIREZIONE DELLA GIUSTIZIA). L’evento, che ha avuto anche l’appoggio del Presidente del Senato Pietro Grasso (LEGGI ANCHE CANE ANGELO: A GENNAIO LA PRIMA UDIENZA, SUL CASO INTERVIENE IL SENATORE GRASSO), era dichiaratamente una marcia pacifica allo scopo di scuotere l’opinione pubblica sul terribile case del cane seviziato e impiccato a Sangineto, alla quale avevano promesso il loro sostegno anche il Sindaco del Paese e alcuni rappresentanti della comunità (LEGGI ANCHE CANE ANGELO: IL SINDACO DI SANGINETO SI UNIRÀ ALLA MANIFESTAZIONE DEL 26 NOVEMBRE 2016), ma le cose non sono andate così.
Al loro arrivo i manifestanti sono stati accolti da agenti in tenuta antisommossa e sono stati trattati come dei criminali, mentre l’intento della manifestazione era solo sensibilizzare le persone sull’efferato crimine commesso su un cane indifeso e chiedere l’inasprimento delle pene per chi si macchia dei crimini di violenza sugli animali. Gli agenti hanno impedito l’accesso a Sangineto ai manifestanti che volevano pacificamente sfilare per le vie del Paese. Le autorità hanno finanche fatto ricorso a un drone per monitorare ogni movimento dei tanti animalisti, associazioni e cittadini civili che avevano richiesto e regolarmente ottenuto le autorizzazioni a manifestare. Secondo quanto dichiarato dai vigili, l’utilizzo del drone era finalizzato a multare i manifestanti.
Ancora una volta Angelo è stato ucciso dall’omertà di un Paese che paradossalmente poi accoglie e protegge i 4 assassini solo perché sono del posto (LEGGI ANCHE “LE IENE” A SANGINETO PER IL TERRIBILE CASO DEL CANE ANGELO. IL PAESE RISPONDE CON OMERTÀ E MINACCE). Ciò che resta da aggiungere all’indomani degli eventi riportati è che, se Angelo per molti abitanti del posto era “solo un cane”, come dichiarato da alcune persone del luogo a Nina Palmieri durante il servizio summenzionato, per tutto il resto dell’Italia quel cane è diventato un simbolo della necessità assoluta di giustizia in un Paese quale l’Italia, che, per definizione, si basa sulla civiltà e sulla non violenza.
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