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Due pensionati uccidono quattro cani a colpi di fucile: “Non servivano più”

A Torino due pensionati, appassionati di caccia, hanno ucciso a fucilate quattro cani. Denunciati alle autorità, i due uomini, che hanno ammesso le proprie responsabilità, dovranno ora rispondere penalmente delle loro azioni.

Erano due appassionati di caccia, in pensione da tempo e forse non sapevano come impiegare il loro tempo, così hanno pensato bene di uccidere i loro quattro cani a fucilate, per una motivazione a dir poco sconcertante: “non servivano più”. I cani, dei setter incrociati dell’età di due anni, sono stati letteralmente trucidati e i loro corpi senza vita sono stati trovati a Torino, nella zona delle cave Monticone, al confine tra Moncalieri e La Loggia, grazie alla segnalazione di un podista che passava nel luogo dov’è avvenuta la barbara uccisione.

I due “giustizieri”, rispettivamente di 68 e 72 anni, entrambi residenti nella zona, sono stati denunciati dalla polizia locale di Moncalieri per uccisione di animale, reato che, ai sensi dell’Art. 544-bis della Legge 20 luglio 2004 n. 189 “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali” (come modificata dal Decreto Legislativo 15 marzo 2010 n. 47; Legge 4 giugno 2010 n. 96, articolo 49; Legge 4 novembre 2010 n. 201), prevede pene comprese fino a due anni di reclusione. Nel corso delle indagini, coordinate dal PM Laura Ruffino, sono stati sequestrati 12 fucili trovati nelle abitazioni dei responsabili, tra cui anche l’arma usata per freddare i cani.

A uno dei due uomini, dedito per anni all’attività venatoria, era stato in passato revocato il permesso di caccia e dunque questo forse era il suo modo di dimostrare di essere ancora un bravo cacciatore? Quale sarà la vera motivazione che può aver spinto ad un gesto simile? Gli uomini hanno ammesso le loro colpe e dovranno assumersi la piena responsabilità delle proprie azioni di fronte alla legge, che è molto chiara: Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.

Photo Credits: Twitter

 

Redazione

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