Il mistero del piccione che ogni mattina visita un ammalato: storia straziante [FOTO]

Una storia che ha fatto il giro del mondo e che ha commosso tanti. Un piccione ogni mattina fa visita ad un ammalato che si trova in un letto d’ospedale. Se da un lato l’opinione pubblica è stata sconcertata dalla presenza dell’animale all’interno della clinica, criticando una violazione delle norme igenico sanitarie, dall’altro lato i dettagli della vicenda hanno intenerito il cuore di molti. La notizia arriva da Pakistan e a rendere nota l’immagine che ha fatto il giro del web è Khalid Mahmood Qurashi, presidente dell’Animal Save Movement Pakistan.

A scattare la foto è un’infermiera dell’ospedale nel quale si trova ricoverato un uomo, probabilmente anziano oltre che ammalato. Sul suo profilo Facebook, nal quale Qurashi ha condiviso l’immagine divenuta virale, il presidente dell’Animal Save Movement scrive: “Sono passati 3 giorni da quando questo signore anziano è arrivato in ospedale. In 3 giorni nessuno della sua famiglia è venuto a chiedere informazioni sul suo stato di salute ma da 2 giorni un piccione lo raggiunge, staziona sul suo letto per un po’ e se ne va“.

Il piccione sul letto d’ospedale

L’intento di Khalid Mahomood Qurashi è quello di raccontare non un caso di malasanità, ma piuttosto una straziante e vera storia di amore incondizionato. Il piccione infatti non si trova su quel letto per caso, ma l’ammalato è un suo “caro amico”, al quale l’animale sente di voler dimostrare il suo affetto. Abbandonato dai suoi familiari l’anziani può contare solo sull’affetto del volatile. In molti allora si sono chiesti il perché di questa insolita visita. La verità è emersa solo dopo la diffusione dell’immagine; secondo quanto riferito, l’uomo era solito sedersi su una panchina del parco ogni singolo giorno a dare da mangiare ai piccioni. E benché qualcuno possa restare inorridito dalla presenza dell’animale in un ospedale, altri si sono commossi davanti alla storia straziante. (In calce lo scatto che ha fatto il giro del web).

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