I rischi delle bioinvasioni: oltre 40 specie aliene diffuse nei porti italiani

A lanciare l’allarme è uno studio condotto dall’Università di Pisa, secondo il quale sarebbero state trovate 42 specie aliene distribuite in diversi porti italiani. Una situazione che rischia di mettere in serio pericolo le specie autoctone e di conseguenze l’equilibrio degli ecosistemi.

La ricerca parla nello specifico di ‘bioinvasioni‘ facendo riferimento a tutte quelle specie che sono state introdotte in luoghi completamente diversi dalle loro zone d’origine; in questo caso si parla, appunto, di specie aliene, dette anche alloctone o esotiche. Creature che possono rischiare di rompere gli equilibri degli ecosistemi nei quali si stanziano, rappresentando una minaccia per le specie autoctone.

L’Università di Pisa ne avrebbe rintracciate oltre 40 lungo i porti di Livorno, Bastia e Olbia; specie appartenenti a diverse famiglie (in questo caso, perlopiù, marine e invertebrati) e con un alto potenziale di rischio per la biodiversità locale.

Le specie aliene e il loro potenziale di rischio

Le minacce alla sopravvivenza di alcuni ecosistemi dipendono da diversi fattori. Commercio illegale di specie rare, il contrabbando di animali, il bracconaggio; oltre a questi fenomeni, l’uomo si rende complice di un’ulteriore pericolo per la biodiversità: l’introduzione di specie aliene in ecosistemi diversi. L’inserimento di specie alloctone in luoghi diversi da quello d’origine, avviene (almeno nella maggior parte dei casi) grazie all’uomo; anche se tuttavia, a causa di sporadici altri fattori è capitato che una specie si spostasse autonomamente dal suo luogo di provenienza.

crostaceo

Ma al di là della modalità di introduzione, la presenza di specie aliene all’interno di ecosistemi stabili potrebbe causare danni alle creature autoctone. Secondo uno studio condotto dall’Università di Pisa, ben 42 specie aliene diverse si troverebbero tra i porti di Livorno, Bastia e Olbia; sono soprattutto di crostacei, vermi policheti, molluschi e altri invertebrati. La ricerca, durata due anni e curata da ricercatori e docenti dei dipartimenti di biologia e di scienze della terra, si trova pubblicata sulla rivista Marine Pollution Bulletin.

Lo studio

Come si legge su Ansa, il professor Alberto Castelli, tra i professionisti impegnati nella ricerca, avrebbe spiegato: “Le bioinvasioni rappresentano a oggi una delle principali problematiche ecologiche che interessano gli ecosistemi marini, specialmente nel Mediterraneo. Lo studio degli ambienti portuali riveste quindi un particolare interesse proprio perché si tratta di aree particolarmente suscettibili alle bioinvasioni dove le specie aliene, volontariamente o accidentalmente introdotte dall’uomo, costituiscono un rischio per la biodiversità locale“.

anemone

Lo studio, oltre ad individuare le aree in cui si trovano le specie aliene (maggiormente nell’area turistica rispetto a quella commerciale), ha valutato anche l’identità degli invasori; in questo modo è possibile studiare i loro effetti sull’ambiente e sulla biodiversità originaria e soprattutto poter agire in attività di monitoraggio e prevenzione, necessarie per proteggere tutti gli ecosistemi.

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