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Cosa si nasconde dietro la carne di cavallo che arriva dal Messico

Dal Messico arriva una grande produzione di carne di cavallo. Secondo una recente inchiesta dietro a questo commercio si nasconderebbero degli eventi davvero drammatici. Oltre al numero spropositato di animali uccisi ogni anno, si contano innumerevoli casi di maltrattamento che rivelano le condizioni a limite nelle quali sono costretti a vivere migliaia di cavalli.

Come rivela anche un rapporto dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, il Messico sarebbe protagonista dell’uccisione di circa 579.983 cavalli ogni anno. A questo numero, già enormemente spropositato, si andrebbero ad aggiungere anche tutti quegli equini uccisi in maniera clandestina e, dunque, illegale. Ma oltre alla morte di tutti questi poveri animali, solo per recuperare la loro carne, si aggiunge un altro aspetto altrettanto drammatico. Parliamo dei maltrattamenti e delle violenze che migliaia di cavalli sono costretti a subire all’interno dei macelli. Questo quanto rivelato da una recente inchiesta condotta da Animal Equality che rilascia, per la prima volta in Italia, immagini terribilmente scioccanti.

Primo piano di un cavallo (immagine a scopo illustrativo) – VelvetPets

I maltrattamenti

Non volendo urtare la sensibilità dei nostri lettori, ci riserviamo di non mostrare le immagini diffuse da Animal Equality, ma non possiamo fare a meno di raccontare quello che succede in alcuni posti di detenzione per cavalli. Secondo quanto riportato anche da La Zampa, il filmato dell’organizzazione animalista sarebbe stato realizzato durante un’indagine sotto copertura all’interno di un macello situato ad Arriaga, nello Stato messicano del Chiapas. Una struttura che, a quanto pare, non dichiarerebbe di macellare carne di cavallo. Come si apprende, nel rapporto presentato al Senasica, ovvero l’ente messicano per il Servizio nazionale per la salute, la sicurezza e la qualità agroalimentare, la struttura avrebbe affermato di macellare solo bovini all’interno del proprio stabilimento.

Quello che sciocca particolarmente, tuttavia, sono le immagini che documentano pratiche non conformi alla macellazione, secondo le normative messicane. Animali malati o malnutriti, costretti ad alzarsi a suon di bastonate e percosse. Cavalli lasciati morire di fame e sete. Trascinati con catene di metallo e appesi in modo da soffocare. Tanti gli animali colpiti con pungoli elettrici che gli provocano scosse nelle parti per loro più vulnerabili, come ad esempio le orecchie. Scosse che arrivano dopo che ogni cavallo è stato bagnato abbondantemente. Non esistono veterinari che compiono supervisioni e tutto contro ogni normativa prevista.

Cavalli all’interno di un allevamento (immagine a scopo illustrativo) – VelvetPets

Per tutelare ogni cavallo e la salute pubblica

Per legge il cavallo dovrebbe morire entro 30 secondi dallo stordimento, ma questo non succede mai e l’animale è sottoposto a sofferenze e agonie indescrivibili. Come riporta ancora La Zampa, il Messico risulta essere il secondo produttore al mondo di carne di cavallo, la Cina è al primo. Ma il commercio di questa carne crea diverse preoccupazioni, poiché ad esempio, priva di etichettatura, è spesso venduta come carne bovina.

Oltre al fatto che risulta inaccettabile procurare tali sofferenze ad un animale solo per destinarlo al consumo, inoltre, uno studio condotto nel 2015 dall’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), avrebbe dimostrato che nella carne di cavallo si trovi un elevato contenuto di clenbuterolo. Un farmaco veterinario che risulta altamente dannoso per l’uomo e che potrebbe causare un forte rischio per la salute pubblica. Quindi, a fronte anche dell’inchiesta condotta, risulterebbe necessario aumentare i controlli, sopratutto eliminare i maltrattamenti sugli animali e poi anche per l’incolumità delle persone.

Francesca Perrone

Cultura, Ambiente & Pets Messinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura. Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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