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Cibi monoproteici per il cane: a cosa servono e quando è importante smettere di somministrarli

I cibi monoproteici rappresentano una scelta alimentare specifica e mirata per i nostri amici a quattro zampe, in molti casi.

Spesso viene utilizzata in contesti clinici, per risolvere o diagnosticare problemi di allergie alimentari. Ma cosa sono i cibi monoproteici? Perché vengono consigliati?

Beagle mangia dalla sua ciotolaBeagle mangia dalla sua ciotola
Quando smettere di dare cibi monoproteici al cane – velvetpets.it

E’ bene conoscere le loro potenziali limitazioni e, soprattutto, sapere come possono essere implementati nella dieta del cane.

Cos’è il cibo monoproteico e in quali casi è meglio evitare

Il concetto di cibo monoproteico si basa su una formula semplice: l’utilizzo di una sola fonte proteica di origine animale all’interno dell’alimento. Questo può includere carne o pesce ed è disponibile sia in versione secca (crocchette), che umida (scatolette). L’idea alla base è quella di limitare le possibili cause di reazioni allergiche negli animali, fornendo un regime alimentare controllato e facilmente monitorabile.

Originariamente, i cibi monoproteici sono stati sviluppati per essere impiegati nelle cosiddette “diete ad eliminazione”. Queste diete durano generalmente dalle 6 alle 8 settimane e sono progettate per identificare allergeni specifici nei cani che mostrano sintomi di allergie alimentari. Durante questo periodo, l’animale consuma esclusivamente la fonte proteica selezionata, eliminando così tutte le altre potenziali cause delle sue reazioni allergiche.

Cibo per cani: perché a volte è meglio smettere con quello monoproteico – velvetpets.it

Nonostante l’intento terapeutico dei cibi monoproteici, bisogna sottolineare che non sono esenti da criticità. Una delle principali problematiche risiede nella possibile contaminazione crociata durante la produzione. Ad esempio, un alimento dichiarato come monoproteico al pollo potrebbe subire contaminazioni da altre fonti proteiche presenti nello stabilimento produttivo (come il manzo), compromettendo così l’efficacia della dieta ad eliminazione. Un altro aspetto critico riguarda la purezza degli ingredienti utilizzati nei cibi monoproteici commerciali. I grassi animali presenti nell’alimento possono non essere completamente purificati e contenere tracce della parte proteica dell’animale da cui derivano. Poiché le proteine sono gli elementi principali responsabili delle reazioni allergiche nei cani (e nei felini), anche minime contaminazioni possono rendere inefficace la dieta ad eliminazione.

Dunque, come sostituire questi cibi monoproteici? Una soluzione alternativa ai prodotti commerciali monopropteici consiste nell’impostare una dieta casalinga sotto stretta supervisione veterinaria. Un tale approccio permette un controllo maggiore sulla qualità e sulla purezza degli ingredienti dietetici. Inoltre, la selezione della fonte proteica può essere specificamente adattata alle esigenze individuali del cane, includendo una variata selezione di carni e pesce. La scelta tra un regime commerciale o casalingo dipende da diversi fattori, inclusa la gravità delle allergie dell’animale e la possibilità per il proprietario di dedicare tempo e attenzione alla preparazione del cibo. Tuttavia, la dieta casalinga richiede sempre il coinvolgimento di un medico veterinario che ne possa garantire l’equilibrio nutrizionale.

Sebbene i cibi monopropteici possano rappresentare una soluzione efficace per diagnosticare l’allergia alimentare nel cane, c’è il rischio di sviluppare nuove allergie se utilizzati per periodi prolungati, senza adeguata variazione. Questo perché la continua esposizione alla stessa fonte proteinica può indurre – nel tempo – una responsività immunitaria negativa, nello stesso modo che accade negli umani con alcuni alimenti. La variazione nella dieta è pertanto essenziale anche per prevenire problemi futuri.

Redazione VelvetPets

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