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Animali clonati a tavola? L’Europarlamento dice no. Ma lo scontro è aperto

Animali clonati. Un tema che di per sé ha spesso generato diverse polemiche negli anni. Ora, però, i cittadini dell’Unione europea, e quindi anche gli italiani, corrono il serio rischio di ritrovarsi nel piatto alimenti provenienti da bovini, suini, ovini, caprini ed equini clonati o dai loro discendenti. Ma, fortunatamente, almeno per il momento l’Europarlamento ha detto no, anche se la Commissione europea è ancora divisa sull’argomento. “Noi siamo a favore della ricerca – ha detto Giulia Moi del Movimento 5 Stelle all’Ansama non vogliamo che i cittadini vengano usati come cavie“. Secondo quanto affermato dalla Moi, la stessa Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa, ndr.) avrebbe dichiarato di non avere dati sufficienti per certificare la sicurezza al 100 per cento degli animali clonati che diventano cibo e dei loro discendenti.

La tecnica di clonazione non è completamente matura e in effetti non sono stati compiuti ulteriori progressi – ha aggiunto Renate Sommer, la corelatrice per la commissione Ambiente – Il tasso di mortalità rimane altrettanto elevato. Molti degli animali che nascono vivi, muoiono nelle prime settimane, e muoiono dolorosamente. Dovremmo permettere ciò?“. Motivazioni più che legittime, quindi, eppure la reazione della Commissione europea è stata decisamente fredda e ha messo in discussione senza mezzi termini la stessa base legale delle modifiche al suo testo da parte dell’Europarlamento.

Il commissario europeo alla Salute, Vytenis Andriukaitis, sostiene infatti che le preoccupazioni di Moi, Sommer e degli altri europarlamentari siano sostanzialmente sproporzionate. Andriukaitis ha poi espresso riserve sul fatto che un bando totale sia giustificato solo da “ragioni etiche” e, inoltre, secondo lui il sistema di tracciabilità necessario con le nuove regole sarebbe “oneroso” e non farebbe altro che aumentare i prezzi dei prodotti per i consumatori. Per questo per il commissario va ancora cercato un “compromesso” e la questione non è chiusa. Entusiasta, invece, il leader storico dei verdi, José Bové, secondo cui “il fatto che una tecnica sia disponibile non significa che la si debba usare in maniera cieca“. Come dargli torto?

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Redazione

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