Sanremo 2018, Claudio Baglioni tra cani, cavalli e canzoni

È un cantautore d’eccezione e questa sera debutterà sul palco di Sanremo 2018 come conduttore. Ma Claudio Baglioni è anche un grandissimo amante degli animali

Ammettiamolo, tutti sanno almeno una delle sue canzoni a memoria. Ma Claudio Baglioni non è solo un cantante di successo e un presentatore in “erba” che stasera debutterà a Sanremo, è anche un grande amante degli animali. Infatti, forse non tutti ricordano le sue parole per la perdita del cane Grand Petit, un maltesino, scomparso nel 2016. In quell’occasione aveva scritto sulla sua pagina Facebook un sentito addio: “Ha vissuto con timidezza e fragilità e un’espressione un po’ tutta sua attonita e fissa al richiamo di voce oscurato dall’irruenza dei pargoli, ma è sempre rimasto al suo posto sonnacchioso e bisognoso di cure e di lunghe leggere carezze. Adesso chissà dove si trova. Se c’è un paradiso o roba del genere io voglio che lui sia già lì insieme alle altre persone del cuore. Sennò comincio a pensare sul serio che mi importa assai poco di andarci”.

Claudio Baglioni e gli animali

Ma l’amore per il mondo della natura per il conduttore di Sanremo 2018 arriva da lontano. Come ha scritto di recente Nicola Gianini sul sito www.marchesinietologia.it forse non molti si sono accorti di un ulteriore elemento peculiare che caratterizza quasi tutti i brani di Baglioni: la notevole presenza di animali. Solo nell’album Oltre del 1990: “Si contano, citati in svariati modi – dice Gianini – una cinquantina di riferimenti proprio a questi nostri ‘compagni di mondo’. Acciughe, pesci, falchi, vermi, colombe, draghi, serpenti, conigli, talpe, cani, cavalli gironzolano liberamente tra i brani di questo concept album“.

Il cane come un essere umano

E tra tutti protagonista, ovviamente, c’è lui, il migliore amico dell’uomo. Perché quello del cantautore con i 4 zampe è sempre stato un rapporto privilegiato che lo ha ispirato. “L’intuizione di Baglioni è stata semplicemente geniale – prosegue Gianini – e rappresenta la vera e propria data zero della zooantropologia: raccontare il cane come se fosse un umano e raccontare l’umano come se fosse un cane. Insomma, l’identità è ibrida, contaminativa, dialogica“. Insomma, qualsiasi cosa pensavate prima dell’artista romano ora sapete qualcosa in più si di lui e, forse, quando lo vedrete salire sul palco dell’Ariston sarete un po’ meno critici… o no?

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