
Il gene della fame: perché i Labrador e alcuni umani non si saziano mai
La voracità dei Labrador non è solo un tratto caratteriale, ma un fenomeno legato alla genetica. Recenti studi condotti dall’Università di Cambridge hanno rivelato che i geni associati all’obesità nei cani influenzano anche l’appetito e il peso corporeo negli esseri umani. Questa scoperta offre una nuova comprensione della genetica dell’obesità e potrebbe avere implicazioni significative per la salute pubblica.
Immaginate Pippa, un cucciolo di Labrador di 12 settimane, che si ferma al suono della parola “biscotto”. Questo comportamento è il risultato di una predisposizione genetica che li spinge a essere costantemente affamati. La ricerca ha dimostrato che i Labrador non solo sono golosi, ma sono anche geneticamente predisposti all’obesità. Ma quali sono le cause di questa fame insaziabile?
Lo studio: genetica e obesità, un legame tra cani e umani
I ricercatori hanno analizzato il DNA di 250 Labrador domestici, esaminando la loro percentuale di grasso corporeo e il comportamento alimentare. I risultati sono stati sorprendenti: i cani con un alto rischio genetico di obesità tendono a mangiare di più e mostrano un comportamento insistente nel richiedere cibo. Il gene principale identificato nello studio è il DENND1B, che influisce sull’accumulo di grasso nei Labrador. I cani con una variante di questo gene presentano un’8% di massa grassa in più rispetto ai loro simili privi della mutazione.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che lo stesso gene è presente anche negli esseri umani predisposti all’obesità. DENND1B agisce nel circuito leptina-melanocortina, un sistema cerebrale responsabile della regolazione dell’appetito. La leptina, un ormone prodotto dalle cellule adipose, invia segnali al cervello quando il corpo ha accumulato energia sufficiente. Tuttavia, se questo sistema è alterato, il segnale di sazietà diminuisce, aumentando la sensazione di fame.
Oltre al gene DENND1B, lo studio ha identificato altri quattro geni che contribuiscono all’obesità nei cani, sebbene con un impatto minore. Già in precedenti ricerche, la dottoressa Eleanor Raffan aveva evidenziato una mutazione del gene POMC nei Labrador, che influisce sulla regolazione dell’appetito e del metabolismo.
Labrador e umani: un destino simile quando il cibo abbonda
Le somiglianze tra l’obesità umana e quella canina sono impressionanti. Si stima che tra il 40% e il 60% dei cani domestici sia in sovrappeso o obeso, una statistica che rispecchia l’andamento tra gli esseri umani. In un contesto naturale, i mammiferi si sono evoluti per immagazzinare grasso come riserva energetica in tempi di scarsità. Tuttavia, con l’abbondanza di cibo nel mondo moderno, questa predisposizione genetica può trasformarsi in un problema di salute.
Tuttavia, c’è una buona notizia: i Labrador con un alto rischio genetico di obesità possono mantenere un peso sano se i loro proprietari controllano attentamente la loro alimentazione e garantiscono sufficiente esercizio fisico. Lo stesso principio vale per gli esseri umani: avere una predisposizione genetica all’obesità non significa essere condannati a ingrassare, ma richiede maggiore attenzione nella gestione della dieta e dello stile di vita.
Oltre le calorie: l’importanza di metabolismo e microbiota
Controllare il peso non si riduce a un semplice calcolo “calorie in, calorie out”. Il tipo di alimentazione gioca un ruolo cruciale. Ecco alcune considerazioni importanti:
- Cibi non processati: Ricchi di fibre e polifenoli, favoriscono una maggiore eliminazione di calorie.
- Cibi ultra-processati: Vengono assorbiti più facilmente e possono contribuire all’aumento di peso.
Inoltre, il metabolismo è un fattore chiave: la sua efficienza dipende dai mitocondri, le centrali energetiche delle cellule. Nei soggetti sani, i mitocondri operano in modo efficace, bruciando calorie per produrre energia. Problemi metabolici possono invece portare a un accumulo di grasso e a un aumento dell’appetito.
Infine, il microbiota intestinale gioca un ruolo cruciale nella regolazione del peso. Alcuni batteri intestinali producono sostanze che stimolano il grasso bruno, un tipo di tessuto adiposo che aiuta a bruciare energia. Tuttavia, non tutti possiedono una flora intestinale in grado di sostenere questi processi.
La scoperta del gene DENND1B e della sua influenza sull’obesità umana e canina offre nuove prospettive sui meccanismi alla base dell’appetito e della gestione del peso. Queste informazioni potrebbero condurre allo sviluppo di nuovi farmaci per il controllo dell’appetito, aprendo la strada a trattamenti più efficaci sia per gli esseri umani che per i loro compagni a quattro zampe.